Nell’ultimo periodo si è assistito in Europa alle proteste degli agricoltori, che reputano insostenibili le politiche comunitarie e in particolare l’agenda verde – il cosiddetto Green Deal – che dovrebbe portare alla neutralità climatica entro il 2050.
Le richieste di chi protesta sono molte e in parte contraddittorie. La spontaneità del movimento fa sì che vi convivano più anime, e i temi al centro del malcontento variano a seconda delle aree geografiche. Tra gli agricoltori, hanno manifestato anche varie associazioni di apicoltori, che vedono il loro settore minacciato e poco tutelato dalle norme dell’Unione Europea.
Il settore dell’apicoltura è sempre più in sofferenza a causa del declino degli impollinatori, degli effetti di cambiamento climatico e agricoltura intensiva e della mancanza di norme che tutelino i produttori. La situazione attuale del mercato del miele francese riflette questa crisi: anche se come Paese consuma più miele di quanto ne raccoglie (da 45 a 50.000 tonnellate, secondo stime degli ultimi anni, contro 30.000 tonnellate, stima del 2022), i produttori si ritrovano con grandi quantità di miele invenduto.
In Francia, gli apicoltori professionisti hanno racchiuso in un comunicato le richieste che rivolgono al governo. Le loro rivendicazioni sono legate principalmente alla scarsa tutela della salute delle api e dei prodotti dell’alveare, insieme al tema della concorrenza sleale dei prodotti non comunitari.
I manifestanti sostengono che il primo passo sia da muovere nella direzione della salvaguardia ambientale: rifiutano infatti la regressione degli standard ambientali, chiedono il ritorno della biodiversità e della coltivazione delle risorse floreali, e rivendicano la necessità di fare ricerca e sviluppare soluzioni efficaci per il controllo dei parassiti e dei predatori di api.
In secondo luogo, gli apicoltori sottolineano la necessità di regolamentare il mercato del miele in Francia: richiedono una maggiore regolamentazione delle importazioni e l’attuazione di clausole contro la speculazione. Gli apicoltori francesi faticano a vendere i loro prodotti anche e soprattutto perché si trovano in commercio mieli stranieri, come quello che viene dall’Ucraina, che beneficiano di linee guida di produzione molto meno stringenti e della recente riduzione dei dazi doganali.
“Da due anni si registra un forte aumento delle importazioni”, denuncia Patrick Boussard, presidente dell’Unione degli apicoltori professionisti dell’Alvernia-Rodano-Alpi (Sapaura). “Siamo passati da 20.000 tonnellate a 35.000 tonnellate. Sono stati abbassati i dazi doganali sul miele importato dall’Ucraina, fino ad eliminarli”.
Inoltre, gli apicoltori francesi chiedono leggi che aggiornino le linee guida sull’etichettatura del miele. Ad oggi, queste consentono di riportare la provenienza del prodotto in caratteri molto piccoli, che di fatto ingannano il consumatore, o addirittura la dicitura generica “miscela di mieli originari dell’UE” o “miscela di mieli non originari dell’UE”.
Nel 2023 Parlamento e Consiglio Europeo hanno raggiunto un accordo politico provvisorio sulle norme aggiornate sulla composizione, denominazione, etichettatura e presentazione di alcuni prodotti alimentari, tra cui il miele. L’accordo non è ancora stato adottato come direttiva, ma quando questo succederà, qualsiasi vasetto di miele venduto in Europa dovrà indicare in modo molto preciso il paese di origine del miele utilizzato, o dei mieli se si tratta di un prodotto di assemblaggio. “Se questo regolamento venisse adottato, dovrebbe ridurre notevolmente il problema della concorrenza sleale. Si tratterà di un importante passo avanti”, afferma Clémence Rémy, responsabile del settore apicoltura e ambiente dell’UNAF (Union Nationale de l’Apicolture Française).