Recenti stime ci dicono che oltre il 75% delle principali colture agrarie e quasi il 90% delle piante selvatiche da fiore si servono degli insetti impollinatori per trasferire il polline da un fiore all’altro. Consentendo a tantissime specie di piante di riprodursi, l’impollinazione animale rappresenta la base fondamentale del funzionamento degli ecosistemi e della conservazione degli habitat.
Nonostante ciò, l’attività svolta da questi meravigliosi insetti è a rischio. Il cambiamento climatico, la distruzione degli habitat e l’uso di pesticidi da parte dei coltivatori stanno mettendo seriamente in pericolo la vita di questi animali, basti pensare che in Europa una specie su dieci di api è in via di estinzione.
Benché sia essenziale individuare e adottare misure in grado di combattere il declino degli insetti impollinatori, davanti a questa situazione numerosi ricercatori si sono invece impegnati per trovare delle soluzioni alternative che possano garantire l’impollinazione delle colture anche nel caso in cui l’attività animale dovesse essere insufficiente o del tutto assente. Nel tempo sono state quindi individuate diverse soluzioni di impollinazione artificiale, più o meno innovative.
Una prima soluzione relativamente semplice consiste nell’impollinazione manuale (utilizzando pennelli o batuffoli di cotone) o meccanica (con macchinari che distribuiscono il polline liquido o secco mediante flussi d’aria direzionati).
Recentemente sono state trovate anche soluzioni più innovative in grado di imitare il processo di impollinazione naturale. In Israele un’azienda ha progettato una tecnologia che utilizza bracci meccanici montati su un veicolo elettrico che fanno vibrare gli steli per rilasciare il polline sullo stigma dei fiori, similmente a come accadrebbe con il passaggio degli insetti.
Un’altra tecnologia sempre più utilizzata sono i droni. In questo caso le soluzioni sono molteplici; si passa da droni che si limitano a distribuire il polline precedentemente raccolto ad altri che sono equipaggiati con una pezza composta di crine di cavallo così da riuscire a raccogliere autonomamente il polline durante il volo vicino ai fiori. Altri ancora sono dotati di sensori e software di elaborazione dei dati in grado di segnalare se le piante hanno bisogno di cure e/o di maggior nutrimento e quali devono ancora essere impollinate.
In conclusione, l’impollinazione artificiale presenta certamente diversi vantaggi; in primo luogo, permette di sopperire alla carenza di api e altri insetti impollinatori riuscendo un’efficacia e un’efficienza in alcuni casi addirittura maggiori. In secondo luogo, secondo alcuni sostenitori dell’impollinazione artificiale, grazie a questa pratica è possibile evitare di trasportare intere colonie di api da una coltura all’altra, cosa che rischierebbe di esporle a uno stress eccessivo, tanto renderle più sensibili a malattie e parassiti.
D’altra parte, occorre però chiedersi se non sarebbe meglio concentrare gli sforzi sulla salvaguardia e sulla tutela degli impollinatori selvatici. Nonostante gli ottimi risultati raggiunti dall’impollinazione artificiale, infatti, le attuali tecniche funzionano solo in sistemi omogenei monocoltura, per cui difficilmente saranno in grado di sostituire le api e gli altri impollinatori selvatici in natura, dove le varietà di specie da impollinare sono molteplici.