Pillole di biodiversitá, parla Noa Simon Delso: veterinaria e Project Manager di Beelife

I: Come si chiama  e qual è il suo ruolo?

N: Mi chiamo Noa Simon Delso, sono spagnola e sono una veterinaria che studia gli inquinanti nell’ambiente e il loro impatto sugli animali selvatici. Inoltre, sono anche la direttrice scientifica Project Manager di Beelife, azienda che opera per la tutela degli impollinatori e degli apicoltori.

I: Potrebbe dirci stile tweet, qual’è il tuo ambito di ricerca?

N: Quello che facciamo è osservare il campo e tutto ciò che vi accade, per poi studiare il modo in cui la realtà si adatta alla teoria. Verifichiamo effettivamente come vengono implementati il ​​quadro normativo e le leggi europee. Ogni volta che osserviamo sul campo un problema che non dovrebbe verificarsi valutiamo cosa dice la legge e comunichiamo alle autorità competenti i nostri risultati e come potrebbero risolverli.

I: Quando hai iniziato a sviluppare questa passione per quest’ambito di ricerca? 

N: È passato molto tempo! Lavoro per Beelife dal 2009 e penso che anche prima di imbattermi in questi argomenti mi interessasse. Nello specifico il tema della protezione degli impollinatori direi!

I: Quando era piccola, cosa sognava di diventare quando sarebbe diventata grande? É andata così o le cose sono cambiate?

N: Proprio per niente! Quando ero piccola non sapevo esattamente cosa volevo fare. Per un po’ ho saputo che volevo essere un giudice, una insegnante e anche un investigatore! In un certo senso quello che faccio ora combina tutti e tre! Infatti, per alcuni aspetti mi occupo ancora di leggi e regolamenti, mentre dal punto di vista di un investigatore il mio lavoro ha ancora la curiosità e la voglia di guardare ciò che ti circonda. E se lo guardiamo dal punto di vista di un insegnante, in realtà è correlato allo spiegare come funzionano le cose alle persone in modo che capiscano effettivamente quali sono i problemi e cosa deve essere fatto. È vero che non ho mai pensato di fare la veterinaria degli impollinatori ma è vero anche che oggi applico molte delle cose che sognavo di diventare da bambina.

I: Potrebbe dirci due ambiti di ricerca che secondo lei sono interessanti?

N: Un campo che mi affascina è l’osservazione sul campo, come funziona la biologia, ma sono anche particolarmente attratta da tutto ciò che riguarda la tossicologia. Tutto il contrario della prima poiché la prima studia la vita e l’altra la morte. È davvero interessante vedere come il nostro corpo reagisce ai contaminanti o come i contaminanti si distribuiscono in ambienti diversi. Non puoi mai dire che “questo non accadrà”: quando osservi ciò che accade nella realtà rimani sempre sorpresa.

 

 

I: Secondo lei , qual è oggigiorno la principale minaccia contro gli impollinatori in generale?

N: L’interesse economico a breve termine. Non pensando che alla lunga stiamo anche distruggendo tutto. Non pensiamo al lungo impatto delle azioni umane. Quando lo traduciamo nelle decisioni politiche generali si vede e questo sta ostacolando il buon sviluppo degli impollinatori, della biodiversità. Quando accettiamo di proteggere la natura, lo facciamo solo perché ha un valore economico di cui noi come esseri umani ne traiamo profitto. É il modo capitalista di vedere la vita.

I: Se lei avesse un budget di un milione di euro come lo userebbe per aiutare gli impollinatori? 

N: Purtroppo con un milione di euro (anche se sembra tanto), non c’é moltissimo da fare. Tutto il mio sforzo sarebbe quello di informare e convincere tutti che tutti dobbiamo impegnarci con la natura e gli impollinatori. È nel nostro interesse. Metterei centinaia di milioni in questa causa. Credo che dobbiamo investire nelle persone. Solo così potremo cambiarlo in futuro.

I: Secondo lei , quale scoperta scientifica si potrebbe realisticamente raggiungere nei prossimi 5-10 anni che potrebbero avere un grande impatto nella protezione degli impollinatori nel suo ambito ?

N: Tutta la ricerca che si fa al giorno d’oggi è fatta sul monitoraggio. Inventari di specie e come vanno, se i test effettuati su di essi sono positivi o negativi. Questa è una ricerca fondamentale. Tuttavia, al giorno d’oggi, invece di creare un sacco di gadget, vorrei che la scienza venisse impiegata nello sviluppo delle capacità e che più persone osservassero il mondo. Lavorando principalmente sulla formazione o sulla sensibilizzazione. 

C’è un piccolo problema con la tecnologia e c’è la convinzione che ci salverà tutti. La userei solo per prepararci meglio ad affrontare i problemi che potremmo avere. Ora sta accadendo il contrario, ci sta rendendo più stupidi e facendo affidamento solo su di essa e non usandola come strumento per aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi ci stiamo limitando. Penso anche che la ricerca dovrebbe anche andare a renderci più intelligenti e a fornirci informazioni che non potremmo avere. Se riusciamo a far sì che le persone abbiano un facile accesso a ciò che sta accadendo nel loro ambiente, ciò le aiuterebbe a rendersi conto di ciò che sta accadendo nel nostro ambiente.

I: Qual è il suo insetto preferito?  

N: Non ne ho uno! Mi piacciono molto gli insetti volanti. Vado matta per i moscerini della frutta. Sono creature interessanti. Api ovviamente ma anche coleotteri e lombrichi. La natura che riesce ad adattarsi in tutte queste diverse forme è davvero sorprendente!

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