I: Come si chiama e qual è il suo ruolo?
F: Mi chiamo Fani Hatjina e sono una biologa, ho un dottorato di ricerca sulle api, in particolare sull’impollinazione e il comportamento delle api e lavoro in un Istituto di Ricerca per le api.
I: Potrebbe dirci stile tweet, qual è il suo ambito di ricerca?
A: Il mio ambito di ricerca sono le api mellifere e in generale le malattie degli impollinatori, quindi sono una veterinaria delle api!
I: Quando ha iniziato a sviluppare questa passione per quest’ambito di ricerca?
F: Il mio campo di ricerca sono le api mellifere! É importante specificare che quando parliamo di apicoltura, parliamo di un campo enorme con direzioni diverse come la genetica, il comportamento e la fisiologia. Nel mio caso il mio pdh riguarda l’ecologia e l’efficienza dell’impollinazione. Il mio lavoro si concentra in tre direzioni: l’effetto dei pesticidi sulle api e il loro comportamento, la conservazione e il miglioramento degli stock locali di materiale genetico delle api e la salute di queste ultime.
I: Quando era piccola, cosa sognava di diventare quando sarebbe diventata grande ?
F: Volevo diventare un’architetta. Amo l’architettura, amo gli edifici e facevo molti disegni di questi, ma poi le cose sono cambiate e ho scoperto il mondo delle api! Un mio sogno sarebbe quello di lavorare in apiturismo ed unire in un certo senso la natura e il turismo.
I: Potrebbe dirci due ambiti di ricerca che secondo lei sono interessanti?
F: Da ricercatrice direi ecotossicologia. Una direzione scientifica in cui studi e misuri variabili e parametri che influenzano le variabili dell’ambiente che possono avere un effetto tossico sull’organismo che stai ricercando.
I: Secondo lei , qual è oggi giorno la principale minaccia contro gli impollinatori in generale?
F: La tendenza principale è ovviamente quella di proteggere gli impollinatori. Purtroppo l‘ambiente non ha la stessa qualità che aveva un tempo ed non fornisce nemmeno la stessa quantità di cibo, quindi gli impollinatori hanno difficoltà a sopravvivere. Ma non solo! I cambiamenti climatici, l’uso di pesticidi e l’inquinamento rendono anche molto difficile la sopravvivenza. Tutto è legato, come una catena e se alcune di queste parti si rompono o vengono distrutte, l’intero equilibrio viene distrutto.
I: Se lei avesse un budget di un milione di euro come lo userebbe per aiutare gli impollinatori?
F: Probabilmente investirei in tecnologia. Attrezzature per l’apicoltura, strumenti di monitoraggio. Ma penso che la prima cosa che farei è cercare di convincere i cittadini a piantare più alberi per rendere piú green la Terra.
La seconda cosa che farei sarebbe investire in aziende che potrebbero produrre medicine ecologiche per le api, per gli animali e anche per le piante. Le aziende oggi giorno producono più sintetici e le loro opzioni ecologiche sono molto limitate. Inoltre, cercherei di stabilire aree che possano davvero attirare le persone all’apiturismo ed aumentare successivamente la loro consapevolezza dell’ambiente!
I: Secondo lei , quale scoperta scientifica si potrebbe realisticamente raggiungere nei prossimi 5-10 anni che potrebbero avere un grande impatto nella protezione degli impollinatori nel suo ambito?
F: Al giorno d’oggi è di moda esaminare a livello molecolare, É quella che chiamiamo la direzione di Omix. Questa direzione e la conoscenza che può portare possono aiutare molto e forse anche portare resistenza alle malattie e forse all’inquinamento. Se ciò accade, darà un grande impulso alla sostenibilità dell’apicoltura come professione, ma aiuterà anche a sostenere la popolazione di altri impollinatori.
I: Qual è il suo insetto preferito?
F: Sto lavorando con le api, ma il mio insetto preferito è il bombo. Sono così affascinanti e rumorosi quando vanno sui fiori. Inoltre, sono molto carini e pelosi, puó essere bello per i bambini vederli volare in giro!