Il miele di sulla è un particolare nettare monofloreale non ancora molto conosciuto in Italia. Presenta sfumature variabili in base alla consistenza: da quasi bianco fino a diventare giallo paglierino quando cristallizza. Non è però molto riconoscibile dall’odore, il quale é molto tenue, floreale e richiama lontanamente l’aroma del fieno. Così come l’olfatto, anche il gusto viene con delicatezza inebriato dalla sua dolcezza attenuata da una leggera acidità che fa da contrasto.
La pianta, da cui ha origine il nome, è, ovviamente, la Sulla: un’erba che quando fiorisce, tra aprile e giugno, dà vita a fiori dal colore fucsia acceso. È molto diffusa nelle zone caratterizzate da alte temperature e nel suolo italiano la ritroviamo in Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna. Una delle capacità che la rende utile per l’ambiente è quella di permettere il fissaggio dell’azoto nel suolo e viene anche molto apprezzata dagli agricoltori per essere una coltura miglioratrice, per questo si affianca al grano e all’orzo.
Il miele di Sulla cristallizza velocemente, questo però non deve preoccupare perché la cristallizzazione non è indice di scarsa qualità: è un fattore che dipende dalla maggior presenza di glucosio o fruttosio.
Il suo potere dolcificante, nonostante il fenomeno della cristallizzazione lo renda simile al miele di acacia, è inferiore a quest’ultimo, che abbiamo già visto essere uno dei mieli più dolci. Inoltre, i minerali presenti sono ferro, rame, zinco, magnesio e manganese, e le vitamine A, B, C, che solitamente vengono assunte tramite integratori. Quindi, se c’è la possibilità di assumerli in modo naturale con anche un solo cucchiaino di miele al giorno, perché non farlo?
Le caratteristiche invece che lo accomunano agli altri tipi di mieli sono:
- effetto depurativo e disintossicante per il nostro organismo;
- adatto anche alle imperfezioni della pelle e alle leggere infiammazioni;
E la domanda ora è : come si può ancora pensare dopo tutto questo che il miele sia un alimento superfluo? E perché non gestire direttamente un alveare in totale sicurezza e autonomia, producendo da soli il proprio miele sicuro e 100% sostenibile?