La scienza dietro l’eterna conservabilità del miele

Lo sai che il miele si può conservare per migliaia di anni? Questo “nettare degli dei” è stato ritrovato in molti luoghi del mondo antico – siti archeologici scoperti nel corso del 21° secolo – tra i più famosi troviamo: la tomba del faraone Tut in Egitto (miele di 3000 anni), le pitture rupestri di Araña in Spagna (miele di 8.000 anni) e un sito tombale appartenente a un importante capo, o leader, del popolo Martkopi e Bedeni nella Repubblica di Georgia (miele di 4.300 anni). La cosa interessante, è che tutti queste conserve di miele si possono mangiare ancora oggi! Infatti, per la presenza di antimicrobici, il miele può rimanere conservato in una forma completamente edibile e può durare anche più a lungo dell’uomo. Si potrebbe tranquillamente intingere un coglimiele nella sostanza millenaria e gustarla, senza alcuna lavorazione, come se fosse stata sigillata il giorno prima.

 

 

Ma come è possibile tutto questo?

La risposta è complessa quanto il sapore del miele. È impossibile ottenere una fonte di cibo senza data di scadenza se non si verificano tutta una serie di fattori che lavorano insieme in perfetta armoniaL

  1. Il primo elemento che lo rende possibile è la composizione chimica del miele stesso. Il miele è uno zucchero, e gli zuccheri, secondo la scienza, sono igroscopici il che significa che contengono pochissima acqua allo stato naturale. Il miele nella sua forma naturale ha un’umidità molto bassa e pochissimi batteri o microrganismi possono sopravvivere in tale ambiente. Fondamentalmente, con un ambiente così inospitale, gli organismi non possono sopravvivere abbastanza a lungo nel barattolo per avere la possibilità di rovinarlo.
  2. La seconda caratteristica che lo fa durare così a lungo è la sua naturale acidità. Questo zucchero ha un pH compreso approssimamene tra 3 e 4,5 e un tale livello di acidità può uccidere quasi tutto. Di conseguenza, i batteri e gli organismi pronti per il deterioramento cercano altrove una “casa” poiché l’aspettativa di vita all’interno del miele è troppo bassa.

Tuttavia, il miele non è l’unica fonte di cibo igroscopico al mondo. La melassa, ad esempio, che deriva dal sottoprodotto dello zucchero di canna, è estremamente igroscopica e acida, sebbene meno del miele. Eppure, anche se potrebbe volerci molto tempo, alla fine la melassa verrebbe rovinata dagli organismi. Allora perché una soluzione di zucchero si rovina, mentre l’altra dura indefinitamente? La risposta è che, nel caso del miele, la soluzione zuccherina entra nelle api.

 

 

Il nettare, la sostanza di base raccolta dalle api per fare il miele, è naturalmente molto ricco di acqua, dal 60 all’80 percento, ma attraverso il processo di produzione del miele, le api svolgono un ruolo importante nel rimuovere gran parte di questa umidità attraverso il battito delle ali, il quale secca letteralmente il nettare. Inoltre, le api hanno un enzima nello stomaco chiamato glucosio ossidasi. Quando le api rigurgitano il nettare dalla bocca nei favi per fare il miele, questo enzima si mescola al nettare, scomponendolo in due sottoprodotti: acido gluconico e perossido di idrogeno. Il perossido di idrogeno funziona come una barriera che agisce contro tutti i batteri e gli organismi negativi che potrebbero crescere all’interno del miele.

In conclusione, queste straordinarie caratteristiche hanno portato il miele ad essere utilizzato per secoli e nel corso della storia come rimedio medicinale ed è per questo che lo troviamo ancora oggi in antiche tombe e grotte. Esso è così denso che respinge qualsiasi tipo di crescita batterica e in più contiene perossido di idrogeno, creando una barriera perfetta contro le infezioni nelle ferite. Basta pensare che il primo uso documentato del miele per scopi medicinali risale a delle tavolette di argilla sumere, le quali affermano che il miele era usato nel 30 percento delle prescrizioni. Il miele dopotutto sembra davvero essere il “nettare degli dei”!

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