La recente ondata di caldo anomalo e i suoi effetti sulle api

L’ondata di caldo anomalo dello scorso gennaio e febbraio sta mettendo in pericolo la vita delle api e degli altri impollinatori

Tra febbraio 2023 e gennaio 2024 la temperatura media globale è aumentata di 1,52°C: il riscaldamento globale ha superato per la prima volta il limite di 1,5°C nel corso di un intero anno e gennaio 2024 è stato dichiarato il più caldo mai registrato a livello globale, secondo quanto emerge dai dati Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e della Commissione europea. 

La Coldiretti, Organizzazione degli imprenditori agricoli attiva a livello nazionale ed europeo, ha condotto di recente un monitoraggio delle conseguenze dell’inverno eccessivamente mite che stiamo attraversando, sul territorio. Tra gli altri effetti, il caldo fuori stagione sta minacciando la salute delle api. Di conseguenza, sono compromesse non solo la produzione di miele, ma anche la resa e la qualità di tre colture alimentari su quattro (75%), che dipendono in una buona misura dall’impollinazione delle api. 

Durante il periodo invernale, le api sopravvivono grazie alle scorte di miele e polline accumulate in estate e in autunno, sapendo che non ci saranno fonti di nutrimento in natura durante tutta la stagione fredda.

A causa del vento gelido e delle basse temperature, le api scelgono di rimanere all’interno dell’alveare, dove potranno resistere al freddo scaldandosi a vicenda. Le api operaie si aggregano in una formazione strategica che consente loro di mantenere al caldo sé stesse e la regina, detta glomere. L’ape regina, nel frattempo, diminuisce gradualmente la deposizione delle uova, fino ad interromperla del tutto andando in blocco di covata. 

È solo con le prime giornate miti che le api di norma abbandonano la loro formazione di sopravvivenza e si attivano in vista della primavera. 

I primi caldi di quest’anno sono stati però anomali: sono arrivati repentinamente e molto prima del dovuto, illudendo le api che la primavera fosse alle porte. Quando gli sciami hanno sentito le temperature farsi più miti, hanno ripreso la loro attività di bottinatura: nelle ore più calde, hanno iniziato ad uscire all’esterno dell’alveare alla ricerca dei primi fiori sbocciati. Tuttavia, la situazione che hanno trovato in natura era ben diversa dalle aspettative: hanno trovato risorse floreali scarse o nulle. Inoltre, bottinare richiede loro molte energie, che non riescono a recuperare perché non c’è polline per loro da raccogliere. 

Vista la situazione, gli apicoltori sono costretti a intervenire integrando le scorte degli alveari con del candito, sostanza naturalmente zuccherina che nutre e rafforza le api, che comunque rischiano perdite consistenti. 

Le api operaie, che escono dall’alveare nelle ore più calde, rischiano di morire di freddo quando le temperature drasticamente più basse, al tramonto, le sorprendono fuori dalle arnie. Inoltre, l’arrivo di polline fresco nell’alveare è solitamente il segnale per la regina che è tempo di ricominciare a deporre uova. Se questo non succede, non ha inizio la covata, un allevamento precoce rispetto alle fioriture, indispensabile per l’alveare. L’allevamento di covata si svolge strategicamente sul finire dell’inverno e permette agli sciami di arrivare a primavera inoltrata con un buon quantitativo di api operaie, che approfittino al meglio delle prime fioriture importanti. Una covata scarsa, interrotta o tardiva influisce pesantemente sulla consistenza e sulla forza delle famiglie degli alveari. 

Il timore di apicoltori ed esperti è che le temperature miti dell’ultimo periodo siano un’ondata provvisoria e che l’inverno si ripresenti a marzo, più rigido di prima. In questo caso, vento e gelate sarebbero dannosissimi per le fioriture e per il benessere degli alveari.

 

Fonti: 

Rimani aggiornato sulle promozioni e novità

Non facciamo spam, tranquillo :-)