L’industria del miele nel Regno Unito è alle prese con una crescente pressione per rivedere la propria catena di approvvigionamento, dopo che oltre il 90% dei campioni di miele acquistati dai principali rivenditori britannici ha fallito i test di autenticità. Il nuovo test, condotto dalla filiale britannica dell’Honey Authenticity Network, ha esaminato 30 campioni di miele, di cui 25 provenienti dai supermercati e 5 da apicoltori locali. I risultati sono stati sorprendenti: 24 dei 25 vasetti acquistati nei rivenditori sono stati etichettati come sospetti, mentre tutti i 5 campioni di miele provenienti dagli apicoltori britannici sono stati certificati come autentici.
Questi test si basano su un’innovativa tecnologia genetica che analizza i profili del DNA del miele, confrontandoli con quelli di campioni genuini. Nonostante alcune critiche da parte di importatori e esperti, che sollevano dubbi sull’affidabilità dei metodi utilizzati, questi risultati suggeriscono una crescente problematica di adulterazione, con il miele sospettato di essere tagliato con sciroppo di zucchero a basso costo. L’Associazione degli Importatori e Imballatori di Miele del Regno Unito (BHIPA) ha chiesto un’analisi basata su “prove consistenti”, sottolineando che la qualità del miele venduto nel paese è generalmente elevata.
La questione ha sollevato preoccupazioni a livello internazionale. Un’indagine dell’UE dello scorso anno ha rilevato che il 46% dei campioni di miele importato in Europa risultava sospetto di frode, e che anche il miele proveniente dal Regno Unito era coinvolto. Per contrastare il fenomeno, l’Unione Europea sta lavorando a nuove tecniche di test e ha recentemente introdotto leggi più severe sull’etichettatura dell’origine del miele.
Lynne Ingram, apicoltrice e presidente dell’Honey Authenticity Network UK, ha dichiarato che il mercato è “inondato da miele adulterato a basso prezzo”, un fenomeno che sta danneggiando gli apicoltori locali e confondendo i consumatori. Il Regno Unito è uno dei maggiori importatori di miele cinese, che è spesso oggetto di frode, e gli importatori del paese insistono sul fatto che le catene di approvvigionamento sono accuratamente monitorate. Tuttavia, non c’è ancora un consenso su come i test dovrebbero essere applicati e su quali metodi siano i più affidabili.
Il laboratorio Celvia in Estonia, che ha sviluppato una metodica avanzata di analisi genetica del miele, ha confermato che i test sono robusti e capaci di rilevare facilmente prodotti adulterati. La ricerca di Celvia ha esaminato milioni di sequenze di DNA, dimostrando che la differenza tra miele autentico e adulterato è “enorme”. Tuttavia, alcuni esperti sollevano dubbi sulla completezza del database utilizzato dal laboratorio, sostenendo che un solo test potrebbe non essere sufficiente per garantire l’autenticità del prodotto.
Anche in Germania, dove è stata condotta una serie di test simili, i risultati sono stati preoccupanti: 25 dei 30 campioni analizzati sono risultati non autentici. L’European Professional Beekeepers Association (EPBA) ha denunciato il fenomeno come un crimine, chiedendo che le autorità competenti intervenissero. Il costo di alcuni mieli importati a 80 centesimi al chilo solleva ulteriori sospetti, poiché è impossibile produrre miele di qualità a prezzi così bassi.
In risposta alla crescente preoccupazione, il governo del Regno Unito ha dichiarato di lavorare con le autorità di controllo per garantire che il miele venduto nel paese non sia adulterato. Tuttavia, le industrie del miele e i rivenditori continuano a contestare alcuni dei metodi di test utilizzati, chiedendo standard più rigorosi e validati scientificamente.
La crescente consapevolezza dei consumatori e l’incremento delle frodi nel settore spingono l’industria verso un cambiamento: è essenziale una maggiore trasparenza nella provenienza del miele e l’introduzione di metodi di test più affidabili per proteggere la qualità del prodotto e la fiducia dei consumatori.