Assieme al massiccio utilizzo di pesticidi, il cambiamento climatico è uno dei maggiori pericoli per la sopravvivenza delle api e altri impollinatori, da cui dipende oltre il 70% della produzione agricola per la nostra alimentazione.
Un segnale allarmante arriva dalla produzione di miele del 2017.
I dati forniti dagli apicoltori dell’Unaapi (Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani) evidenziano come, a causa della siccità, la produzione di miele sia calata dell’80%. Le temperature secche, infatti, non hanno permesso ai fiori di secernere più nettare e polline e le api, soffrendo tale clima, hanno prodotto meno miele.
Il rischio che il cambiamento climatico provoca nei confronti delle api è stato oggetto di ricerca da parte del Centro Ricerche di Bioclimatologia dell’Università di Milano che ha analizzato le osservazioni meteorologiche dal 1880 e le osservazioni satellitari dal 1978 confermando l’impatto dei cambiamenti climatici sulle popolazioni di api domestiche e selvatiche.
L’esito della ricerca mette in evidenza come l’aumento delle temperature planetarie incide in maniera drasticamente negativa sulla salute delle api e sull’intero ecosistema. Secondo i ricercatori dell’Università di Milano anche la produzione di miele è a rischio e potrebbe scomparire entro 100 anni. Le temperature invernali registrate negli ultimi decenni, più miti rispetto alla media stagionale, destabilizzano le api, che iniziano a sciamare come se fosse primavera.
Una situazione che sta allarmando gli apicoltori belgi: “Le api credono che sia arrivata la primavera – dice uno di loro – la regina ricomincerà a deporre le uova e la colonia crescerà. Poi tornerà un periodo freddo durante il quale la colonia si stringerà di nuovo. Potrebbero non esserci abbastanza api per riscaldare la covata che è stata deposta. Quindi, parte della covata potrebbe morire. L’ideale sarebbe avere un buon periodo freddo per 2-3 mesi. Ma il caldo e poi il freddo distruggono le colonie“.
Le temperature sopra la media è un fenomeno ha colpito anche il nostro Paese. Basti pensare che a gennaio, nella provincia di Bergamo, si sono registrate temperature di quasi 15°C, di gran lunga superiori alla media stagionale.
Questa “follia climatica senza precedenti” sta disorientando le api che di inverno normalmente si ammasserebbero tra loro per scaldarsi all’interno dell’alveare, ma, percependo temperature quasi autunnali, volano in giro alla ricerca di cibo e fiori da impollinare.
Come racconta Raffaele Dondoni, apicoltore di Trezzo sull’Adda, le api, ingannate dalle temperature miti, non trovano nulla di cui cibarsi e vanno in crisi di fame. È necessario, perciò, tenerle monitorate e nutrirle con composti di acqua, zucchero e miele per evitare la loro moria.