Fiori in evoluzione: strategie di autoimpollinazione di fronte alla scarsità di impollinatori

Le piante producono nettare per gli insetti e, in cambio, gli insetti trasportano il polline tra le piante. Questa relazione reciprocamente vantaggiosa, che si è formata in milioni di anni di coevoluzione, è stata però rapidamente messa a rischio: man mano che il numero di insetti diminuisce, i fiori si evolvono per essere meno attraenti nei confronti dei loro impollinatori, con lo scopo di rinunciare ad essi. Se i fiori non attirano gli insetti, la pianta spreca grande energia per accrescersi e produrre nettare; se le piante producono meno nettare ci sarà meno cibo a disposizione degli insetti, il che a sua volta accelererà il declino. 

Uno studio ha mostrato che i fiori delle viole del pensiero vicino a Parigi sono più piccoli del 10% e producono il 20% in meno di nettare rispetto ai fiori che crescevano negli stessi campi 20-30 anni fa. Inoltre, sono meno visitati dagli insetti, questo proprio perché le viole del pensiero si stanno evolvendo verso l’autoimpollinazione (ogni pianta si riproduce con sé stessa), che finirà a lungo termine per limitare la loro capacità di adattarsi ai futuri cambiamenti ambientali. La percentuale di viole del pensiero che fanno affidamento sull’autoimpollinazione è aumentata del 25% negli ultimi 20 anni. 

È normale che i tratti che guidano o premiano gli impollinatori possano cambiare quando il numero di impollinatori diminuisce; ciò è particolarmente vero per la riproduzione, che è probabilmente la funzione vivente più importante degli organismi, nonché il tratto più adattativo di tutti. Sono urgentemente necessarie misure di conservazione per arrestare e invertire il declino degli impollinatori, i cui effetti non sono facilmente reversibili, perché le piante hanno già iniziato a cambiare, annullando migliaia di anni di evoluzione in risposta a un fenomeno che esiste da soli 50 anni. Si tratta di una scoperta particolarmente interessante in quanto mostra l’evoluzione avvenire in tempo reale: dal 1989 al 2016 il peso complessivo degli insetti catturati nelle trappole è diminuito del 75%.

 

 

Processi simili possono essere osservati nelle popolazioni invasive che necessitano di colonizzare nuove nicchie ecologiche: le popolazioni di digitale, evolute per essere impollinate dai bombi in Europa, 200 anni fa furono introdotti in Costa Rica e Colombia, e da allora hanno cambiato la forma dei loro fiori in modo da poter essere impollinati dai colibrì.

Sebbene la maggior parte delle ricerche siano state condotte in Europa e Nord America, il declino degli impollinatori è un fenomeno globale. Questi risultati potrebbero essere solo la punta dell’iceberg: aree con una maggiore diversità vegetale avranno probabilmente molti più esempi di piante selvatiche che cambiano le loro strategie di impollinazione in risposta alla mancanza di impollinatori. 

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