Durante l’inverno le api vanno in letargo? Riescono a sopravvivere all’inverno oppure come le vespe perdono la maggior parte dei propri esemplari?
Le api non vanno in letargo e la loro strategia per sopravvivere alle temperature rigide dell’inverno è quella del glomere, una formazione “a palla” che le api operaie assumono tra i favi e che, con un movimento continuo delle api dall’esterno verso l’interno per mantenere una temperatura atta alla sopravvivenza, permette loro di sopravvivere nell’arnia.
Durante questo periodo l’attività di produzione del miele è sospesa, perché le api ne hanno già fatto scorta prima della stagione fredda e durante il periodo invernale andranno a consumare tali scorte di miele chiuse ermeticamente nelle singole celle dei favi, che verranno aperte solo in caso di reale necessità. Tra i meccanismi per la sopravvivenza vediamo anche l’estremo calo di deposizione di uova da parte della regina, fino ad arrivare al blocco di covata naturale, e l’estromissione dei fuchi, che non essendo dotati di pungiglione e quindi incapaci di proteggere l’alveare, andrebbero solo a diminuire le risorse a disposizione.
Dunque, le api si preservano da sé durante il periodo invernale, ma dal momento che l’apicoltore raccoglie parte di questo miele è necessario che provveda a riporre le scorte sottratte tramite l’alimentazione, per far si che le api non consumino tutti i favi pieni di miele. Andranno, quindi, valutate con cura le scorte invernali delle api, operazione che viene generalmente compiuta in autunno considerando sia la forza dello sciame che il clima locale, e poi integrate tramite l’alimentazione più adatta alla stagione.
Generalmente, nel periodo invernale, la risposta la troviamo nei canditi, un tipo di alimento che equivale ai favi di miele e che non stimola eccessivamente il metabolismo, il che sarebbe un problema in quanto l’ape è impossibilitata alle sortite all’esterno per defecare a causa del freddo rischia di ammalarsi di nosemiasi. Per questo motivo lo sciroppo, un altro tipo di alimento che equivale al nettare per le api e che ne stimola considerevolmente il metabolismo, non viene prediletto nella stagione invernale.
Il candito per api è un alimento solido e zuccherino che viene collocato tendenzialmente sopra il coprifavo, al quale le api hanno accesso tramite il foro di nutrizione, nel caso di alveari forti con scorte quasi sufficienti, mentre quando l’alveare è debole, per facilitarne il consumo, si inserisce il candito direttamente all’interno dell’alveare.
Ci sono varie tipologie di candito:
- candito bianco utile all’integrazione delle scorte nel periodo invernale
- il candito proteico, il quale è invece somministrato tra agosto e settembre per stimolare la crescita della covata aumentando l’accumulo di proteine nel corpo grasso.
Inoltre, il motivo per cui si ricorre a questo tipo di alimentazione, che può sembrare artificiale e non necessaria rispetto alla soluzione del miele, è che l’opzione del miele oltre ad essere cara richiede che questo sia di ottima qualità per non creare problemi di ordine sanitario o fenomeni di saccheggio.
In definitiva, imparare a conoscere ciò di cui hanno bisogno le nostre api e affiancarle nel loro sviluppo naturale è fondamentale per assicurarne il miglior stato di salute.
Per verificare e monitorare al meglio ogni loro variazione può essere utile ricorrere a strumenti di monitoraggio da remoto, per avere sempre sott’occhio peso e temperatura dell’arnia e poter intervenire in modo tempestivo in qualsiasi situazione. Inoltre ricordiamo che, come scoperto dalla Queen Mary University di Londra, le api possono sperimentare sentimenti positivi e negativi, quindi delle api che sperimentano il senso di fame possono cadere in una sorta di “pessimismo” o “depressione”, per cui assicuriamoci l’ottimismo delle nostre api con una buona nutrizione!