L’uso di pesticidi costituisce un pericolo sia per le api da miele sia per quelle selvatiche. L’uso di semi trattati da parte degli agricoltori porta alla crescita di coltivazioni contaminate dai pesticidi. Di conseguenza viene contaminata la flora spontanea che cresce ai margini dei campi coltivati, e quindi anche gli insetti che si occupano della loro impollinazione. Le api sono gli insetti impollinatori per eccellenza, quindi non c’è da stupirsi se negli ultimi anni sono state registrate morie di questa specie in prossimità di un gran numero coltivazioni accumunate dall’uso di pesticidi nocivi per questo insetto.
Nel 2018 l’unione europea ha proposto l’attuazione di una serie di misure per favorire la tutela delle api. Non è la prima volta che l’Europa, nell’intento di tutelare le api, pone restrizioni sull’uso dei pesticidi. Nell’estate del 2013, l’UE aveva annunciato una restrizione su un insetticida chiamato Fipronil e, anche in quel caso, la scelta era stata frutto di una ricerca condotta dall’EFSA, la quale sosteneva che il Fipronil fosse nocivo per le api.
Questa volta i pesticidi incriminati fanno parte della classe dei neonicotinoidi e sono il clothianidin, l’imidacloprid, e il thiamethoxam. Il divieto vale per gli spazi all’aperto, ma non per le serre, le quali essendo spazi chiusi non dovrebbero creare problemi di contatto con l’esterno, e quindi con le api. Molti studi, tra cui una ricerca condotta dall’EFSA, dimostrano come questi pesticidi siano una delle cause della riduzione delle popolazioni delle api a livello globale.
Esposizione ai neonicotinoidi
Chronic impairment of bumblebee natural foraging behaviour induced by sublethal pesticide exposure (Deterioramento cronico delle naturali attività di ricerca del cibo indotto dall’esposizione a pesticidi ad alto potenziale nocivo) è uno studio condotto nel 2014 da Richard J. Gill e Nigel E. Raine e pubblicato sulla rivista Functional Economy. Lo studio descrive gli effetti dell’esposizione ai pesticidi neonicotinoidi.
L’esperimento è durato un mese e ha tenuto sotto osservazione delle colonie prive di contatti con pesticidi e delle altre che invece erano sotto la continua influenza di queste sostanze. Tra i risultati dell’esperimento si evidenzia un dislivello nella capacità di ricerca del cibo delle api. Infatti, con il procedere dell’esperimento, le colonie esposte ai pesticidi hanno dedicato un numero sempre maggiore della propria popolazione alla ricerca di cibo. Questo perché le singole api erano capaci di trasportare quantità di polline minori rispetto alla norma e uscivano meno spesso alla ricerca di cibo, causando così una scarsità di cibo nella colonia.
I risultati dell’Istra
Nel 2018 l’ Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) ha condotto un rapporto nazionale sui pesticidi nelle acque sulla base dei dati raccolti nel biennio 2015-2016.
Tra le sostanze rilevate risultano i neonicotinoidi e si nota come essi siano tra i principali responsabili della perdita della biodiversità.
Nel 2015 cinque neonicotinoidi Imidacloprid, Thiacloprid, Thiamethoxam, Clothianidin, Acetamiprid sono entrati a far parte della Watch List dell’UE, una lista delle sostanze che necessitano monitoraggio in quanto potrebbero presentare un rischio significativo sia per l’ambiente acquatico che per il resto dell’ecosistema.