Cosa hanno in comune le foreste e le api? Apparentemente nulla, ma se si considera il loro ruolo nella protezione dell’ambiente e tutela degli ecosistemi, risultano entrambe delle vere e proprie sentinelle dell’inquinamento e paladine della biodiversità.
Due ruoli distinti ma assolutamente connessi l’uno all’altro. Infatti, la particolare capacità della vegetazione di assorbire anidride carbonica per rimettere nell’atmosfera ossigeno è possibile anche grazie alle api, che attraverso il loro lavoro di impollinazione garantiscono la presenza della maggior parte delle specie vegetali.
In particolare, l’impollinazione ha un ruolo così importante per la tutela della vita sulla terra da poter affermare che il frutto del lavoro delle api non è solo il miele, ma l’intera esistenza di piante (siano esse da agricoltura, spontanee o selvatiche), frutti ed esseri viventi. Infatti, in seguito all’impollinazione, il fiore è in grado di diventare frutto e raccogliere al suo interno un seme che, dopo aver nutrito un altro animale e una volta caduto a terra, darà origine a un’altra pianta. L’operato delle api garantisce quindi alla vegetazione di svilupparsi e differenziarsi e allo stesso tempo questa differenziazione permette alle api di sopravvivere.
Un’altra caratteristica che accomuna le foreste e le api, purtroppo, è che ora più che mai la deforestazione e la scomparsa delle api rappresentano alcuni dei problemi più gravi del nostro pianeta, le cui drammatiche conseguenze sono ben note. Sembra quindi che la loro esistenza vada di pari passo. E allora perché non salvare le api per proteggere le foreste e salvare le foreste per proteggere le api?
Per rispondere a questa domanda sono utili recenti studi condotti da alcune prestigiose università a livello internazionale. Un esempio lampante è l’esperimento che è stato portato avanti dall’Università di Bologna in alcune aree desertiche e devastate da incendi in Italia e Tunisia, in cui la presenza delle api ha permesso una ricrescita molto più veloce della vegetazione. Allo stesso tempo, però, per favorire uno sviluppo più rapido e sano, la vegetazione che viene trapiantata in un’area disboscata non deve essere mono varietale, come conferma uno studio condotto dall’Università del Vermont sul Grain for Green Program, progetto Cinese per rimboscare alcune zone del Paese. Per valutare l’esito del progetto, gli studiosi hanno utilizzato come indicatore una popolazione di api, che ha però sofferto della mancanza di biodiversità nella vegetazione, senza la quale flora e fauna non sono completamente preservate.