Alcune specie vivono all’insegna della cooperazione e ripartiscono il lavoro tra i membri del proprio gruppo. Solo le specie caratterizzate da un forte senso di organizzazione sociale mostrano questi comportamenti. Le api sono tra queste.
Nel corso degli anni Sessanta, gli scienziati si sono dedicati allo studio delle api e si sono resi conto di come questa e altre specie, sia animali sia insetti, abbiano la tendenza a ripartire il lavoro secondo livelli di organizzazione più ampi. Questo concetto è entrato a far parte dell’etologia ed è chiamato eusocialità. Ciononostante, il comportamento dei singoli insetti eusociali rimane ancora un terreno relativamente inesplorato per la ricerca, e per questo si ha ancora una comprensione parziale della divisione delle mansioni nelle specie sociali.
Nel 2016 è stato pubblicato uno studio svolto dagli ecologisti Alexander Walton e Amy L. Toth, con l’obiettivo di studiare i comportamenti di diversi esemplari di ape operaia, e di conseguenza poter affermare che il comportamento dipenda dalla presenza di tratti caratteriali distinti.
Concludendo avanzando tre ipotesi circa il carattere dell’Apis Mellifera, per poi metterle alla prova. Le tre ipotesi sono: ogni ape assume dei comportamenti che mostrano coerenza nel tempo; al variare delle situazioni, ogni ape mantiene le sue peculiarità comportamentali; infine, ogni ape mostra preferenze per determinate attività.
Prima di cominciare l’esperimento, gli scienziati hanno tenuto conto di un altro aspetto. In una colonia, le api ricoprono determinati ruoli in base all’età. Quando sono ancora giovani, le api svolgono prevalentemente mansioni all’interno dell’arnia occupandosi della cura delle larve e contribuendo alla costruzione e alla pulizia dell’alveare. Al contrario, le api in età più avanzata prediligono le mansioni all’aperto, come la ricerca di cibo e le attività di guardia. In questo esperimento Toth e Walton hanno scelto delle api della stessa età in modo da poter escludere le variazioni di comportamento legate alle varie fasi della vita di un’ape.
La verifica delle prime due ipotesi è avvenuta in un contesto artificiale. Gli autori dello studio hanno reso le api distinguibili l’una dall’altra tramite l’uso di vernici colorate, dopo di che hanno preso nota di come ogni ape si comportava. Le api sono state esposte ad una serie di prove a giorni alterni. Gli scienziati hanno introdotto diversi feromoni all’interno delle gabbie per poi osservare la reazione delle api. In un altro test hanno introdotto nelle gabbie un’ape estranea alle colonie, la quale sarebbe stata considerata come un’intrusa. La terza ipotesi è stata messa alla prova tramite l’osservazione di un’arnia vera e propria. Pur essendo una condizione più difficile da gestire, gli scienziati sono riusciti a prendere nota delle abitudini delle api nel loro habitat naturale.
Questo studio ha fornito delle prove a favore di tutte e tre le ipotesi riguardo la personalità delle api operaie. Dai dati raccolti risulta chiaro come alcune api abbiano una preferenza per mansioni che richiedono l’interazione con altre api, come ad esempio la condivisione del cibo. Quindi si può dire che alcune api siano più “estroverse” di altre.
I risultati di questa ricerca sono un contributo importante per la creazione di un modello più preciso dell’organizzazione del lavoro tra le api operaie. Fornisce anche delle prove a favore dell’esistenza di differenze comportamentali nelle api che non sono dovute all’età. Ciò significa che le preferenze personali costituiscono un ulteriore mezzo a disposizione delle api per la distribuzione delle mansioni tra le compagne.