Il DNA del miele

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Bologna è riuscito ad analizzare il DNA del miele scoprendo un mondo nuovo!

Per creare il miele, le api raccolgono nettare o melata dai fiori e dalle piante che si trovano lungo un raggio che partendo dall’alveare può estendersi fino a dieci chilometri. Nel corso dei loro viaggi raccolgono nettare o melata dai fiori e dalle piante, ma catturano anche tracce di molti altri organismi che abitano quel territorio. Perciò il DNA contenuto nel miele contiene informazioni inerenti all’ambiente, alle api e ad altri organismi, motivo per il quale è considerato un “DNA ambientale”. Però decifrare questo patrimonio di informazioni risulta complesso, in particolare isolare le singole tracce presenti individuando gli organismi a cui si riferiscono.

I ricercatori hanno utilizzato un metodo innovativo, basato su tecnologie di next generation sequencing che permettono di sequenziare in parallelo milioni di frammenti di DNA.

Il risultato ottenuto?

Nel DNA, come previsto, sono state trovate tracce derivanti dal polline dei fiori, tracce delle api che hanno raccolto il nettare e tracce degli insetti produttori di melata, ingrediente essenziale per la produzione del miele. Ma sono state trovate tracce anche di varroa, il principale parassita che attacca le api, di funghi, di batteri e di virus che possono causare malattie delle piante o delle api

Saper decifrare il DNA è di grande importanza perché permette innanzitutto di definire l’origine botanica del miele e la usa origine geografica, così da evitare possibili frodi.
Inoltre è possibile controllare lo stato di salute delle api verificando l’eventuale presenza di tracce appartenenti a parassiti e patogeni delle api, ma anche lo stato di salute delle piante monitorando la presenza di microrganismi potenzialmente dannosi.

Come ben noto, il miele è anche un alimento con molte proprietà benefiche e ne troviamo la conferma nel suo DNA. Infatti molte proprietà curative del miele si creano grazie alle tracce di alcuni microrganismi. Il gruppo di ricercatori ha riscontrato, ad esempio, traccia di alcuni lieviti che sono considerati produttori naturali di sostanze ad effetto antibiotico.

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