Apicoltura nel mondo: i casi di Amazzonia e Islanda

Nel corso degli anni i vari Paesi del mondo si sono avvicinati all’apicoltura con modalità e tempi diversi. Questo perché l’apis mellifera (la comune ape che vediamo nelle nostre città) non è presente ovunque e nei Paesi dove essa non è presente sono state studiate modalità di fare apicoltura differenti.

Ne è l’esempio la Foresta Amazzonica con le sue popolazioni indigene, prima fra tutte i Muijana: questa comunità aveva come obiettivo quello di trovare un modo per guadagnarsi da vivere  in modo sostenibile, dunque preservando l’ambiente circostante. Questo ha avvicinato la comunità all’apicoltura. In Amazzonia esiste un tipo di ape senza pungiglione che produce un miele molto gradito in Perù per il suo gusto unico e per le sue qualità mediche, quindi proprio in questa zona sono nati i primi apicoltori di api senza pungiglione. Il vantaggio di trattare con questo tipo di ape è che l’intera famiglia può occuparsene, non essendoci pericoli relativi alle punture. 

Inizialmente, però, questo tipo di apicoltura non era svolto in modo sostenibile, e questo ha fatto sì che Oneplanet, in associazione con i Muijana e con l’Asociaciòn La Restinga, creasse un progetto di apicoltura sostenibile di api senza pungiglione, con la creazione di progetti specifici che salvaguardino l’ambiente e la cultura locale. 

 

 

Michael Gilmore, dottore di ricerca, ha lavorato per venti anni con questa comunità. Egli ha osservato che i nuclei familiari all’interno di questa comunità guadagnano circa 500 dollari all’anno. Gilmore ha calcolato che in 6 mesi il guadagno dovuto alle attività di apicoltura è di circa 400 dollari, quasi il doppio rispetto alle famiglie in cui non si pratica apicoltura. Attualmente, in Amazzonia ci sono più di 120 arnie in 3 comunità di Muijana, con la collaborazione della fondazione Grand Circle che aiuterà questa popolazione a rendere l’apicoltura sostenibile.

In generale, a livello globale esiste una grandissima varietà di climi ed ecosistemi, molti di essi non particolarmente favorevoli allo sviluppo di un’attività come l’apicoltura; nonostante ciò, l’uomo ha saputo adattarsi in modo da sfruttare le risorse a disposizione e riuscire comunque a praticare questa attività, anche in maniera “originale”.

In Islanda, per esempio, essendoci inverni molto lunghi, le api creano un glomere all’interno dell’alveare, avvicinandosi e formando una palla all’interno dell’alveare per riscaldarsi, nutrendosi del miele all’interno dell’arnia e del mix di acqua e zucchero fornito dall’apicoltore. In questo modo, si evitano morie nel periodo invernale e, in primavera, possono riprendere le attività di impollinazione e produzione del miele (che in Islanda, essendo raro, è molto prezioso e dunque caro).

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